Il capostipite della famiglia aveva 98 anni. Trasferì qui l’azienda e da allora è stata crescita costante
Fu lui a trasferire qui l’azienda: dal primo caseificio all’impero delle mozzarelle. La città di Ascoli piange Archi-mede Sabelli, storico fondatore dell’impero della mozzarella e del formaggio fresco genuino e gustoso. Se ne è andato a 98 anni, dopo una lunga malattia che però non ne aveva fiaccato lo spirito. Lascia la sua eredità ai ni-poti e ai pronipoti, assieme a quell’amore per il lavoro e per gli affetti che lo hanno accompagnato per tutta la vita.
Era nato nel 1923 a Bojano, vicino Campobasso, da una famiglia di casari. Il primo caseificio Sabelli lo aveva realizzato suo padre Nicolangelo nel 1921 e infatti pochi giorni fa l’azienda ha festeggiato i suoi 100 anni dalla fondazione. Alla fine degli anni Quaranta, al rientro dalla guerra, Archimede si era trasferito a Fermo dove aveva aperto il primo caseificio a gestione familiare. Nel 1967 aveva poi stabilito la sua azienda, qui ad Ascoli. «Sono partito da zero, anzi da meno di niente – aveva scritto tre anni fa nella sua autobiografia intitolata ‘Con il latte nelle vene’, prodotta da Capponi Editore e presentata durante l’edizione 2018 di Cibus, la Fiera di Parma del settore alimentare – perciò se volevo dare a me e alla mia famiglia una vita tranquilla, dovevo lavorare duro, con caparbietà e ostinazione, come in effetti ho fatto. Questa scelta ha comportato un prezzo salato da pagare, ma era l’unica possibilità che avevo. Oggi posso dire che il mio lavoro è stato una passione divorante, una malattia dalla quale ho scelto di non guarire. Dentro ci ho messo l’anima e la mia visione del mondo, ci ho messo il mio entusiasmo e la mia esuberanza».
Oggi il percorso di crescita intrapreso da Archimede è di fatto portato avanti dai nipoti Angelo Davide Galeati e Simone Mariani, che rappresentano la quarta generazione, impegnati a proiettare l’azienda Sabelli sui mercati internazionali. «Abnegazione, forza d’animo, umiltà, capacità di guardare avanti, attenzione per i suoi dipendenti, sono le caratteristiche non solo di nostro nonno, ma di tutti quei «self made men» che hanno costruito l’Italia – così avevano commentato la pubblicazione dell’autobiografia i due nipoti attualmente amministratori delegati della Sabelli. La sua è stata una vita difficile, piena di peripezie, ma caratterizzata sempre da grande spirito di sacrificio e adattamento, una vita ricca di esperienze che compongono il bagaglio che egli ci ha trasmesso». Un bagaglio ben pesante, da dividere a metà con la moglie Filomena, scomparsa nel 2002. Alla famiglia Sabelli, ai nipoti e alle rispettive consorti tra cui l’ex assessore comunale Michela Fortuna, giungano le condoglianze del Carlino.
Fonte: Il Resto del Carlino